Wandering at night in Rome. The darkness was dazzling.
We have been in Iceland in 2011.
He asked me "If our love could be a place which kind of place could it be?" immediately I answered "Iceland!". We only brought a small backpack and 30 packs of Polaroid films. We drank water from the rivers, we used natural hot springs as bathtub, we saw the amazing aurora borealis.
God exists and he is a waterfall. This small selection of images would represent nature, love, faith and peace. Please don't believe the hipe, believe in Mother Nature.
Bagnoli is a neighborhood along Naples’s seacoast, shortly after stunning roman ruins, ancient villas and amazing beaches, just behind the historical island of Nisida.
The landscape is totally fearful, the disused steel factory stands like an enormous and gloomy monster over the bay. Not everyone knows that more than 446 people, workers into that complex, have been killed by asbestos overflow.
Ital Sider, that’s the name of the industry, is now closed, but all the buildings are still there, and the lethal gas too - just hidden under the sand.
This summer children will play on this infected beach and nobody will care about it, again.
E’ un cannocchiale nel deserto di leggi, un corridoio di ombre di tenebra, il rosso di un tramonto invisibile e un’alba da inventare.
Metalli che diventano nuvole indescrivibili in una nebbia del nord che non appartiene al sud delle Vele. Navigazioni estreme di un’Italia impoverita dal niente che la separa, un sud e un nord senza lotte, distinti in un accumulo del niente, che fa di tutto per separare la po- vertà di chi è il più ricco in una moneta di scambio.
Una lente che non trova costellazioni d’amore, incrocio di destini indifferenti che amano tratti di luce in comune. Uno di rimpetto alla’altro, nel cuore del giorno indiffe- renti per solitudini apprese. Qui come in ogni luogo regna differente l’amore.
Niente da dirsi. In una similitudine che fa dell’Eros la vera povertà di tutti. Desiderio di potersi distendere all’om- bra delle Vele in un niente da dirsi.
De-gradi per cultura in un labirinto d’ingegno architet- tonico che riprende saperi spagnoli senza quartieri.
Raffaele Lukas Lucariello
Stromboli, 2007-2015
During the night your breathing flaps like a moth in the undressed street.
Still awake listening to the sea
rocking in my left ear.
In this white abyss you are just the bottom,
I can't see you. And your kisses are true.
I would like to drown you slowly, and then see the surface become crystal.
Oh you, chlorine lips tell me again the story about the sleet in the desert.
This void universe is colder than the words that are stagnating in your throat.
London 2012-2014*
Milano, 2011-2016*
Riva del Garda 2014*
la sedia
Sono circondata. Sono tanti che corrono. Non ne afferro nessuno. Mentre le immagini come nei sogni si susseguono. Fuori e ti aspetto in ogni luogo, seduta come nei passi che immagino che tu percorri mentre ritorni. Al sole nella luce della primavera che si approssima. Mi avvicino con le mani che porto alla fronte per proteggermi dalla luce. Dal buio del palazzo esco per poggiarmi all’arco d’ingresso. Lì il corpo si scalda della nera pietra lavica. Il mio corpo così si allinea alla colonna. Mentre il gradino mi lascia tenere i piedi incrociati come i marinai che trattengono le funi delle reti da pesca. Ne distanziano le caviglie per lasciar scorrere le funi in profondità o fermarle all’improvviso. Così tengo i miei piedi nell’approssimarsi della tua venuta. Dimmi mentre ascolto le voci di dentro. Sono i suoni del risveglio, gli amici, i bambini che risuonano con i loro giochi per strada. Altri che fanno commercio con parole impossibili da decifrare . Sono voci ambulanti a risuonare tra pareti di strade. Seduta. Ammiro e ascolto. Mi tengono compagnia. Tutto lascia intendere l’attesa. Uno solo dovrà scoprire dove si nascondono. Gli occhi chiusi con la testa poggiata al braccio che a sua volta è poggiato sul muro di un qualunque palazzo. Tutti si nascondono in un tempo che conta fino a trentuno. Si rendono invisibili con quei corpi che nascondono dietro qualunque spessore. Trattengono anche il respiro, certi che altrimenti verranno scoperti. Si sentono invisibili a tutti, anche a sé stessi. Solo il cuore batte forte nel petto. Temono. Solo quel suono può farmi scoprire. Per il resto impossibile essere visti. Si avvicinano, tutti devono salvarsi per lasciare alla conta sempre chi “ sta sotto”. Trentuno salvi tutti. Questo il grido che altri aspettano. Un gioco di corpi e velocità. Nient’altro. Ci si immagina quasi ombra di sé stessi. Tra loro, Io, invece, seduta in vestaglia con amuleti che mi difendono. Chiedono a me dove si sono nascosti. Ne indico possibili luoghi, nel palazzo, dal fruttivendolo, no, dal macellaio. Invece, tengo nascosto, quello più piccolo sotto la sedia, coperto dalle vesti che indosso. Sarà lui a gridare: trentuno salvi tutti. Ti amo.
Raffaele Lukas Lucariello, 2014